In
Grecia, nell’epoca arcaica, le acconciature di uomini e donne non erano diverse
tra loro. Entrambi usavano creare ricci corti e piatti che partivano dalla
fronte per arrivare al collo. Invece i capelli lunghi erano acconciati in
boccoli, ottenuti grazie a spirali fatte con lunghe aste di metallo. Queste
pettinature venivano trattenute da nastri, cerchietti di metallo o coroncine di
foglie.
Nell’Italia
pre-romana, tra gli Etruschi, gli uomini avevano ai lati del volto riccioli trattenuti,
da cerchi metallici, che lasciavano cadere il resto della chioma, che era raccolta
in una lunga treccia che poteva arrivare fino a terra, oppure era acconciata in
un mazzo di sottilissime treccine.
In Grecia,
nell’età classica, vi era l’usanza di tagliare la chioma dei giovani che
passavano dall’infanzia all’adolescenza. Questa poi era consacrata, secondo il
sesso del giovane, a Febo o ad Artemide. I ragazzi acconciavano i capelli in
riccioli corti, mentre le fanciulle, in occasione del loro matrimonio, si
rasavano completamente.
Nella
stessa era, le donne greche segnavano una scriminatura al centro del capo,
raccogliendo morbidamente sulla nuca le bande dei capelli legandoli con nastri
o trattenendoli con retine, diademi, trecce, spilloni o cerchi metallici,
ornati a loro volta con pietre preziose. Spesso portavano la Calanica intorno
alla testa, fatta in un tessuto leggero, che era usata sia come velo sia come
fascia. Gli uomini greci usavano pettinarsi con un’acconciatura detta “a
giardino”. Questa pettinatura era composta di riccioli corti che circondavano
la testa, mentre i più vanitosi, facevano un nodo di capelli, che era posto
sulla fronte e si chiamava Crobilos, molto apprezzato anche dalle donne. Un’altra
particolarità delle donne greche era il vezzo di colorarsi i capelli di
nero-blu con riflessi metallici.
I
Romani attraverso l’ampliamento dell’Impero grazie alle innumerevoli conquiste
conobbero usi e costumi di altri popoli del mediterraneo scoprendo così anche i
segreti dell’arte dell’acconciatura. Infatti, fino al III secolo a.C., i Romani
non conoscevano la professione di Tonsore (parrucchiere), infatti i primi giungevano
dalla Magna Grecia.
Nelle
abitazioni patrizie vivevano le Ornatrices ovvero schiave, che erano addestrate
ad aver cura delle matrone romane. Divennero quindi esperte delle più
sofisticate pettinature, che abbellivano con reticelle d’oro, pietre preziose,
diademi e fiori. Inoltre erano applicati capelli finti per rendere ancora più
voluminoso l’effetto. Il risultato erano vere e proprie sculture di ricci e
trecce disposti sia sulla sommità del capo sia intorno ad esso.
Il poeta
Ovidio narrò la sua preoccupazione per la salute dei capelli delle sue
concittadine, le quali coloravano le chiome di rossi sempre più intensi e
arricciavano i capelli con ferri roventi.
La
prossima puntata tratterà dell’epoca medioevale. Continuate a seguirci.