mercoledì 17 aprile 2019

Valerio Fini

“L’anno prossimo sono 50 anni che lavoro da Renato”, inizia così la nostra intervista a Valerio, che prosegue “quando ho iniziato non avevo ancora l’età per lavorare, perciò ho fatto 6 mesi di gavetta, dare la scopa, pulire i posacenere, ricevere le clienti, prendere il paltò…si fumava ancora ed era pieno di mozziconi, io dovevo togliere la cenere buona, vale a dire, quella più sottile e chiara, perché allora non esistevano gli smacchiatori per i colori, così si utilizzava la cenere per togliere i colori scuri e intanto la sera imparavo a fare lo shampoo perciò chiunque dello staff si voleva lavare la testa io la sera rimanevo e ricordo la prima volta che Renato mi disse sciacqua la crema a quella signora…ero talmente emozionato che le feci il bagno”. Ridiamo insieme. Chi conosce Valerio sa che oltre a essere gentile e professionale ha sempre la battuta pronta portando una risata sui visi delle clienti.


Gli si illumina il sorriso quando racconta del suo stile professionale “per anni ho cercato di seguire le tendenze inglesi, poi me ne sono un po’ dimenticato perché per me sono freddi, preferisco gli hairstylist italiani, io ho avuto la fortuna di iniziare il lavoro quando non esistevano tecniche, perciò Vittorio, il babbo di Renato, la prima cosa che mi disse fu: questo è un mestiere che si impara rubandolo con gli occhi e io così ho fatto!”



Valerio si occupa soprattutto di taglio e asciugatura e racconta “se c’è bisogno fo lo shampoo, do la scopa, fo di tutto, però sono specializzato nel reparto stilistico” e alla domanda cosa gli piace meno del lavoro risponde con la sincerità che lo contraddistingue “non amo fare le acconciature, per esempio trecce, chignon particolari ecc. mi si legano le mani! Ho speso tanti soldi per andare a imparare a fare queste cose, almeno per avere le basi, invece niente. Io mi sento fortunato perché il lavoro mi piace, lo fo volentieri, se alle 8 la mattina non sono qua mi sembra che mi manchi qualche cosa, questo non è un mestiere che puoi fare a metà, o ti piace o non ti piace”.



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